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6 dicembre 2011

Il territorio: luogo privilegiato per la tutela della salute

Donna, salute e territorio: integrazione tra servizi nella distinzione dei ruoli
di Pina Adorno

Il 24 novembre ero presente alla Tavola Rotonda di apertura del convegno nazionale di AGITE, il cui programma è stato integralmente reso noto su questo blog. Ero stata invitata come presidente della Consulta dei Consultori di Roma per fare un intervento che mettesse in luce la posizione dei consultori di Roma a proposito della integrazione dei servizi territoriali con l’ospedale. Non sono riuscita a parlare perché i relatori precedenti si erano… un po’ allargati con i tempi e non c’era più spazio per il mio intervento.

Affido allora a questa pagina le mie impressioni.


Le comunicazioni dei presidenti delle molte sigle presenti, con diversi punti di vista e sensibilità variabili, hanno caldeggiato la revisione della normativa che attribuisce le finalità istituzionali e regolamenta le attività dei consultori. Il “rumore di fondo” era che la legge istitutiva ha ormai superato i trent’anni di vita, quindi va cambiata.

Tra le ipotesi rappresentate, ha preso corpo un disegno che punta a trasferire competenze e risorse dall’ospedale ai consultori, compresi piccoli interventi ambulatoriali, auspicando il superamento di quella sorta di distinzione tra ginecologi di serie A (ospedale) e di serie B(territorio) ad oggi esistente nelle Asl. Altro punto sottolineato da molti: la necessità di affidare ai ginecologi territoriali il ruolo di dirigenza dei consultori.

Mi è sembrato che tutto il discorso ruotasse più sulla necessità di riorganizzare l’organigramma dei ginecologi nella Asl che sulla opportunità di differenziare i ruoli che i diversi livelli di intervento richiedono.

Avrei voluto dialogare su questi aspetti,

sottolineare l’importanza dell’approccio olistico che caratterizza la metodologia di intervento dei consultori familiari, che si basa su alcuni cardini fondamentali:

Centralità della persona - La donna viene considerata nella sua globalità e soggettività, come riferimento e interlocutore privilegiato per l’attività di prevenzione e di promozione della salute. I CCFF lavorano per promuovere la consapevolezza e le competenze (empowerment) delle donne, delle coppie, degli adolescenti rispetto alla responsabilità e al potere di controllo della propria salute.

Offerta attiva - Per ridurre il rischio di patologie sanitarie e psicosociali, le persone non vanno solo attese nei servizi, ma vanno raggiunte secondo un programma di offerta attiva con interventi di prevenzione e di promozione della salute.

Lavoro in équipe - Gli interventi del CF si realizzano secondo una metodologia fondata sul confronto e sulla progettazione in équipe, nella quale saperi e competenze diverse si integrano con i saperi della donna nell’analizzare la domanda di salute e nell’organizzare risposte adeguate – quando serve anche in collaborazione con gli altri servizi del territorio – poiché la realtà della persona non può essere identificata con una parte del suo corpo, ma va accolta nella sua interezza.

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Avrei voluto esprimere l’importanza che gli operatori dei consultori attribuiscono alla loro presenza sul territorio, in quanto la

Territorialità consente di rappresentare un riferimento costante per scuole, altri servizi asl, municipi, realtà sociali e associative, singole donne, coppie, adolescenti, e consente inoltre la programmazione condivisa delle attività preventive e la promozione della salute sessuale e riproduttiva.

Avrei voluto dire che la

Integrazione tra servizi territoriali e ospedale si fonda e si giustifica su ruoli distinti e coordinati, separando le prestazioni di base da quelle specialistiche, in modo da garantire efficacia ed efficienza al sistema. Oltre ai consultori e all’ospedale, ci sono i poliambulatori, con ginecologi e pediatri che potrebbero interfacciarsi con gli altri livelli creando percorsi preferenziali nella rete dei servizi e delle prestazioni sanitarie. Molti ospedali si sono appropriati di competenze consultoriali, come i corsi di accompagnamento alla nascita o i controlli dopo le Interruzioni Volontarie della Gravidanza. Molti consultori sono stati appesantiti da prestazioni specialistiche che non fanno parte del modello d’intervento delineato per i consultori.

Tematiche quali la sessualità, la maternità e paternità responsabile, la tutela della propria salute, insieme agli aspetti prettamente clinici, hanno una forte valenza culturale che può e deve essere gestita con uno sguardo multidisciplinare, se si vuole promuovere la salute sessuale e riproduttiva della donna, della coppia, dell’adolescente. E questo è possibile solo nei servizi territoriali, base ampia e solida della “piramide della salute”.

Avrei voluto smascherare l’ambiguità insita nel concetto di

Riordino dei consultori . Per dare un servizio migliore alle donne, alle coppie, agli adolescenti non c’è la necessità di fare nuove leggi, visto che il modello dei consultori italiani è indicato come di eccellenza per il raggiungimento degli obiettivi di salute e raccomandato dalle agenzie internazionali, soprattutto per interventi nei paesi in via di sviluppo. Va quindi mantenuto il modello esistente, ma va applicata integralmente la normativa portando a regime il numero dei consultori e gli operatori necessari a realizzare l’offerta attiva nel territorio.

Avrei voluto denunciare

Lo spreco di denaro pubblico che viene fatto con la creazione di nuovi servizi con competenze simili a quelle dei consultori e con l’affidamento di competenze consultoriali ad agenzie e associazioni che non possono garantire continuità in quanto legate a progetti a scadenza, non coordinati con le attività istituzionali dei consultori.

Avrei voluto infine esprimere la preoccupazione per

Il rischio che oggi, dopo aver dissipato per anni risorse e competenze in progetti fallimentari o per interessi privati, per far tornare i conti si perda la consapevolezza dell’importanza della prevenzione e della promozione della salute, e di conseguenza si rinunci all’investimento sulla crescita della realtà dei servizi territoriali. Si opererebbe così una sorta di “desertificazione” dei riferimenti per la salute sul territorio (CCFF, DSM, SERT, servizi per l’età evolutiva…) progressivamente impoveriti nel corso degli anni a favore di investimenti su grandi centri specialistici.

E anche la preoccupazione per

La progressiva sostituzione dei soggetti del pubblico con associazioni e cooperative private che hanno visto aumentare negli ultimi anni i loro fatturati - intervenendo anche in campi strategici come quello della formazione degli operatori del settore pubblico - assorbendo risorse pubbliche senza fornire le stesse prestazioni sul piano della quantità e della qualità di quelle garantite dai servizi pubblici.

Credo che non si possa procedere concretamente all’integrazione territoriale tra servizi se non si parte dal rispetto e dal riconoscimento delle peculiarità e delle prerogative di ognuno e se non si prescinde da obiettivi di potere individuale o di categoria.

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