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10 febbraio 2013

Convegno sull'aiuto a bambini e adolescenti 'al limite'

Appuntamento periodico dell'Unione delle Comunità  per fare il punto sulle risposte che le Comunità di tipo Familiare si impegnano e riescono a dare alle difficili e dolorose situazioni dei bambini e degli adolescenti che ospitano. Un lavoro importante e imponente che coinvolge centinaia di operatori con seminari di formazione e attività di supervisione, allo scopo di individuare protocolli d'intervento e progetti personalizzati per "i loro assistiti  che molto spesso sono caratterizzati da una forma di sofferenza psichica definita dalla letteratura “al limite” o “borderline”" . Riceviamo e volentieri segnaliamo questa occasione di approfondimento.

“AAA”
Affiancamento Affidamento Adozione
Risorse di aiuto a bambini e adolescenti “dispersi”,
nella tradizione teorica e metodologica delle Comunità di tipo Familiare

 
foto di Marianna Fava
                                                                              
16 FEBBRAIO 2013

Auditorium Antonianum
Viale Manzoni, 1 - ROMA
Convegno Nazionale biennale del Coordinamento Nazionale Comunità Minori e
Unione delle Comunità di tipo Familiare di Roma e Lazio

PER INFORMAZIONI CONSULTARE

La partecipazione è gratuita



Programma
08.00Registrazione dei partecipanti

08.30 Gianni Fulvi, Introduzione al Convegno

Prima sezione: ApertureChairman: Paola Carbone

09.00Gianni Fulvi, 1° apertura sulla questione: il punto di vista ‘politico sociale'
09.40Tito Baldini, 2° apertura sulla questione: il punto di vista psicodinamico
Seconda sezione: ApprofondimentiChairman: Gianni Fulvi

10.00Tonia Cancrini e Daniele Biondo, Trauma in infanzia e AAA
10.20Paola Carbone,Trauma in adolescenza e AAA
Terza sezione: La parola alle ComunitàChairman: Tonia Cancrini

10.40Gruppo di studio Unione sull’infanzia: La ricerca di “nuovi mamma e papà”. L’importanza di pensare
10.50Gruppo di studio Unione sull’adolescenza: Troppe volte ritornano
11.00Gruppo di studio sulla coppia madre-bambino: Tecnici del cuore e della mente. Un percorso lungo una vita

11.10Pausa caffè

Quarta sezione: Dibattito condotto Chairman: Tito Baldini e Gianni Fulvi

11.30Franco Alvaro, Daniele Biondo, Tonia Cancrini, Paola Carbone, Melita Cavallo, Luigi Fadiga, Paolo Masini, Cesare Vigliani

13.30Discussione con i partecipanti
14.30Conclusioni e chiusura del Convegno

 Qualche informazione

Le Comunità di tipo Familiare aderenti al Coordinamento Nazionale Comunità Minori (CNCM) e all’Unione delle Comunità di tipo famigliare di Roma e del Lazio, lavorando oramai da circa mezzo secolo con bambini e adolescenti loro affidati dai Servizi sociali e dal Tribunale per i minorenni, di fronte alle forti difficoltà registrate in molti dispositivi di aiuto ai minori “difficili” (psicoterapie, affidamenti, adozioni, insegnamento), si sono rese conto (anche attraverso l’uso dello strumento diagnostico) che i loro assistiti sono molto spesso caratterizzati da una forma di sofferenza psichica definita dalla letteratura “al limite” o “borderline” e che i loro sintomi scomodi non sono da “rieducare” negli effetti ma da “curare” nelle cause.


Nel tempo, tali Comunità si sono confederate, a livello regionale e nazionale, al fine, tra l’altro, di selezionare strategie d’intervento comuni condivise, risultanti avere più alti coefficienti di efficacia. L’avvicinamento ai parametri clinico-scientifici dell’intervento sociale rientra in una naturale evoluzione del percorso in visione.

Allo scopo di creare un interfaccia col mondo della ricerca teorico-clinica su bambini e adolescenti “difficili”, per circa 20 anni le Comunità in esame si sono sottoposte ad un comune percorso di sensibilizzazione con “supervisioni”, esperienze di lavoro in gruppo, seminari di “teoria dello sviluppo”, di “psicopatologia dell’età evolutiva”, di “diagnosi, prognosi e criteri di trattabilità” e di “meta-progetti individualizzati”. A seguito di tale enorme lavoro di squadra (stiamo parlando di diverse centinaia di comunità con circa dieci operatori ciascuna e molte altre persone che ruotano intorno), e dopo la pubblicazione di una ricerca catamnestica di base sui dati raccolti negli ultimi 30 anni, circa cinque anni fa si è ritenuto fosse maturo il tempo di istituire un Comitato Scientifico ed uno Etico: il primo orienta il lavoro di tutti ed il secondo lo controlla all’interno della stessa Organizzazione federata.

Da quanto brevemente espresso, si motiva che in seno al CNCM e all’Unione Comunità di Roma e del Lazio sia divenuta centrale l’esigenza del confronto collaborativo su base scientifica con il mondo della clinica della sofferenza psichica e con quello delle Istituzioni che a diverso titolo collaborano nella cura del bambino. Questo percorso motiva l’attualità del Convegno.



Affiancamento, affidamento e adozione, insieme il tema del convegno, possono costituire una risposta importante al dolore innocente di bambini e adolescenti aiutati presso Comunità di tipo Familiare, tuttavia, le notevoli difficoltà e gli alti livelli di fallimento nell’utilizzo di tali modalità di aiuto, presenti nelle nostre realtà e riscontrati nelle letteratura scientifica, hanno motivato, nell’ultima decade, un forte nostro impegno nell’avvicinamento a parametri scientifici di utilizzo di tali risorse, con incremento interessante del coefficiente di efficacia, in seguito riscontrato da ricerche catamnestiche effettuate su ampia campionatura da noi prodotte. Da questo punto di vista la nostra difficoltà oggi consiste nella condivisione dell’applicazione di tali metodologie, proposte dal mondo della ricerca scientifica e da noi apprese ed applicate con incoraggianti risultati, con i referenti istituzionali (Servizi sociali e Tribunale per i Minorenni), primi responsabili della scelta dei percorsi di aiuto per ogni minore. Scopo non secondario del Convegno è quindi di condividere con dette Istituzioni e mondo della ricerca scientifica la conoscenza delle citate modalità di aiuto, al fine di raggiungere la possibilità di applicare meta-progetti e progetti di comprovata efficacia.

Il CNCM e l’Unione delle Comunità di Roma e del Lazio interpretano il proprio operato non tanto come risposta concreta all’esigenza di allontanamento del minore da una famiglia giudicata patogena quanto come cura della persona ad essa affidata, nel senso più profondo della trasformazione e della riduzione del dolore psichico.

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