In merito al Decreto del Commissario
ad acta n. U00152 del 12/05/2014 avente per oggetto “Rete per la salute della donna,
della coppia e del bambino: ridefinizione e riordino delle funzioni e delle
attività dei Consultori Familiari regionali. Tariffa per il rimborso del Parto
a domicilio, ad integrazione del Decreto del Presidente in qualità del
Commissario ad acta n. U0029 del 01/04/2011” la Consulta dei Consultori
del Comune di Roma, come già fatto in presenza di altre proposte di legge
regionali sulla stessa materia, intende ribadire che i CCFF del Comune di Roma
e della Regione Lazio non hanno bisogno di nuove “ridefinizioni” di funzioni e
compiti, ma solo di vedere applicata pienamente la normativa in vigore:
·
la
legge istitutiva n. 405/75 e la Legge della Regione Lazio n. 15/76 (ritenuta
da molti una delle più avanzate in Italia fra le leggi regionali istitutive dei
CCF) perché nella definizione delle
finalità e attività coniuga pienamente l’approccio sanitario a quello sociale
·
il Progetto
Obiettivo Materno Infantile (a cui tutti i Piani Sanitari nazionali e
regionali correttamente fanno riferimento)
che, oltre a ribadire il metodo di
lavoro indica le aree di
applicazione, fornisce obiettivi,
azioni e indicatori che permettono la piena realizzazione delle finalità delle
leggi suddette e la misurazione dei risultati.
La Consulta non ritiene quindi utile
soffermarsi in questa sede sui singoli aspetti del testo in oggetto in quanto i contenuti non sono soltanto discutibili
sul piano ideologico e tecnico, ma contrastano palesemente con la normativa
vigente.
Chiediamo invece che la Regione Lazio
traduca in termini concreti l’interesse per le attività dei consultori che ha manifestato
attraverso la pubblicazione del Decreto, chiarendo:
1) come intende raggiungere il
risultato indicato nel DCA n. 480/2013, che da una parte afferma di voler
arrivare nel triennio 2013-2015 ad “un rapporto fra n. consultori familiari
presenti e previsti dal fabbisogno non superiore ad uno scostamento del 20%” rispetto
allo standard che è di 1 CF : 20.000
abitanti per le aree urbane e di 1 CF : 10.000 per le aree extraurbane, e
dall’altra prevede una costante riduzione degli
stanziamenti in bilancio per i consultori nei prossimi anni;
2) a fronte delle necessità di riduzione della spesa, quali risorse verranno stanziate e quali saranno le priorità per
l’adeguamento delle sedi, per il completamento/ampliamento degli organici, per l’ampliamento dell’offerta dei servizi
e degli orari di apertura;
3) quale cronoprogramma si
intende definire per vincolare le amministrazioni all’attuazione del piano;
4) quali vincoli e sanzioni sono
previsti per le Direzioni Generali che non ottemperano al piano definito;
5) quali saranno le iniziative di formazione
e aggiornamento del personale consultoriale perché sia rispettato il
modello operativo delineato nella normativa, valorizzando la messa in comune
delle “buone pratiche” già realizzate, investendo sul piano della promozione
della salute e della prevenzione, promuovendo la interdisciplinarietà e
contrastando logiche di categoria professionale che causano conflittualità e
riducono l’efficacia dell’azione consultoriale;
6)
quale intervento di riorganizzazione dell’assistenza
Ospedaliera e Territoriale si intende promuovere nel definire reti e percorsi per rispettare i
criteri di appropriatezza e di continuità delle cure e garantire costi più bassi e chiarezza dei ruoli
e funzioni dei diversi servizi sociosanitari.
La Consulta ritiene che il decreto in oggetto non risponda
alle esigenze di promozione della salute e alle attese delle donne e degli
uomini ai quali sono rivolti i CCFF e delle operatrici/operatori che vi
lavorano, pertanto chiede che venga abrogato il decreto in oggetto e che si
diano risposte concrete ai problemi che impediscono la piena attuazione delle
potenzialità dei consultori per promuovere e tutelare la salute sessuale e
riproduttiva delle donne e delle coppie.
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