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10 giugno 2014

Consultori: leggi da applicare

Ancora norme che puntano a "ridefinire" le attività dei consultori, già definite nelle leggi istitutive e nel Progetto Obiettivo Materno Infantile del 2000.


 Il 12 maggio 2014 è stato pubblicato sul BUR il  DCA n. U00152 che interviene sulle attività  dei Consultori Familiari del Lazio e definisce la tariffa per il rimborso del parto a domicilio, e che ha provocato proteste e perplessità tra gli "addetti ai lavori", le associazioni femminili e femministe, gli operatori dei consultori.
La Consulta dei Consultori Familiari di Roma si è riunita in Assemblea in data 5 giugno 2014 e ha approvato all'unanimità il seguente documento che è stato inviato alla competente Direzione Sanitaria della Regione, al Presidente e Commissario ad acta Zingaretti e alle associazioni che partecipano alla Assemblea delle donne per i consultori.
Questo documento vuole essere l'espressione delle esigenze e delle istanze di chi quotidianamente si trova a gestire - con risorse umane, materiali e logistiche precarie - interventi di prevenzione e di promozione della salute, e a rispondere alle richieste delle donne e degli uomini nei consultori di Roma.
Confidiamo che il dialogo che si è aperto con la Direzione Sanitaria della Regione porti maggiore consapevolezza e attenzione per i problemi concreti che i consultori affrontano ogni giorno.

In merito al Decreto del Commissario ad acta n. U00152 del 12/05/2014 avente per oggetto “Rete per la salute della donna, della coppia e del bambino: ridefinizione e riordino delle funzioni e delle attività dei Consultori Familiari regionali. Tariffa per il rimborso del Parto a domicilio, ad integrazione del Decreto del Presidente in qualità del Commissario ad acta n. U0029 del 01/04/2011” la Consulta dei Consultori del Comune di Roma, come già fatto in presenza di altre proposte di legge regionali sulla stessa materia, intende ribadire che i CCFF del Comune di Roma e della Regione Lazio non hanno bisogno di nuove “ridefinizioni” di funzioni e compiti, ma solo di vedere applicata pienamente la normativa in vigore:

·         la legge istitutiva n. 405/75 e la Legge della Regione Lazio n. 15/76 (ritenuta da molti una delle più avanzate in Italia fra le leggi regionali istitutive dei CCF)  perché nella definizione delle finalità e attività coniuga pienamente l’approccio sanitario a quello sociale 

·          il Progetto Obiettivo Materno Infantile (a cui tutti i Piani Sanitari nazionali e regionali correttamente fanno riferimento) che, oltre a ribadire il metodo di lavoro indica le aree di applicazione, fornisce obiettivi, azioni e indicatori che permettono la piena realizzazione delle finalità delle leggi suddette e la misurazione dei risultati.


La Consulta non ritiene quindi utile soffermarsi in questa sede sui singoli aspetti del testo in oggetto  in quanto i contenuti non sono soltanto discutibili sul piano ideologico e tecnico, ma contrastano palesemente con la normativa vigente.

Chiediamo invece che la Regione Lazio traduca in termini  concreti l’interesse  per le attività dei consultori che ha manifestato attraverso la pubblicazione del Decreto, chiarendo:

1)   come  intende raggiungere il risultato indicato nel DCA  n. 480/2013,  che da una parte afferma di voler arrivare nel triennio 2013-2015  ad “un rapporto fra n. consultori familiari presenti e previsti dal fabbisogno non superiore ad uno scostamento del 20%” rispetto allo standard che è di  1 CF : 20.000 abitanti per le aree urbane e di 1 CF : 10.000 per le aree extraurbane, e dall’altra prevede una costante riduzione degli stanziamenti in bilancio per i consultori nei prossimi anni;

2)   a fronte delle necessità di riduzione della spesa, quali risorse verranno stanziate e quali saranno le priorità per l’adeguamento delle sedi, per il completamento/ampliamento degli organici,  per l’ampliamento dell’offerta dei servizi  e degli orari di apertura;  

3)   quale cronoprogramma si intende definire per vincolare le amministrazioni all’attuazione del piano;

4)   quali vincoli e sanzioni sono previsti per le Direzioni Generali che non ottemperano al piano definito;

5)   quali saranno le iniziative di formazione e aggiornamento del personale consultoriale perché sia rispettato il modello operativo delineato nella normativa, valorizzando la messa in comune delle “buone pratiche” già realizzate, investendo sul piano della  promozione della salute e della prevenzione, promuovendo la interdisciplinarietà e contrastando logiche di categoria professionale che causano conflittualità e riducono l’efficacia dell’azione consultoriale;

6)   quale intervento di riorganizzazione dell’assistenza Ospedaliera e Territoriale si intende promuovere  nel definire reti e percorsi per rispettare i criteri di appropriatezza e di continuità delle cure e  garantire costi più bassi e chiarezza dei ruoli e funzioni dei diversi servizi sociosanitari.


La Consulta ritiene che il decreto in oggetto non risponda alle esigenze di promozione della salute e alle attese delle donne e degli uomini ai quali sono rivolti i CCFF e delle operatrici/operatori che vi lavorano, pertanto chiede che venga abrogato il decreto in oggetto e che si diano risposte concrete ai problemi che impediscono la piena attuazione delle potenzialità dei consultori per promuovere e tutelare la salute sessuale e riproduttiva delle donne e delle coppie.