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4 agosto 2015

I consultori e la pianificazione familiare: 40 anni con le donne

E' notizia di questi giorni il successo dell’esperienza effettuata dal 2009 al 2013 in Colorado dove, a fronte di un investimento per la fornitura gratuita di contraccettivi ad adolescenti e a donne in condizioni di povertà, c’è stata una riduzione del 40% del tasso di natalità fra le giovanissime e del 42% delle interruzioni di gravidanza.

Una conferma che non stupisce e che dà valore ulteriore alla Campagna “Per scelta, non per caso” per la contraccezione gratuita nei consultori che la Consulta dei Consultori di Roma ha lanciato nel marzo 2014 e che ha raccolto una importante adesione di singoli e associazioni di settore, oltre a quella dell’Assemblea Capitolina e di alcuni Municipi della Capitale.

Quello che stupisce è invece la distanza delle istituzioni sanitarie da questi temi: la pianificazione familiare non fa parte del dibattito e delle iniziative nella sanità italiana e non si capisce davvero il perché, viste le ricadute sociali ed economiche che la maternità, o la rinuncia ad essa, hanno sulla vita delle persone e sulla collettività. E non è estranea al tema la riflessione amara di una distanza complessiva che aumenta tra le esigenze delle persone e le risposte che vengono date ( e non solo nella sanità), tra problemi emergenti o da individuare e la percezione diffusa dello sgretolarsi graduale ma inesorabile del patrimonio professionale e culturale che è stato costruito negli anni.

Torno alla Pianificazione Familiare e ai consultori, nati nel 1975 per la prevenzione e per la promozione della salute della donna e della famiglia. In questi giorni si compiono i 40 anni dalla legge istitutiva e il successo del modello dei consultori italiani è nelle statistiche e nella sua riproposizione vincente in altri contesti. Lo abbiamo detto tante volte e risulta persino stucchevole continuare a ripeterlo, ma è necessario farlo: i consultori familiari hanno subìto negli anni una riduzione graduale ma costante della loro potenzialità operativa attraverso la riduzione del personale, la diminuzione del numero delle sedi e la conseguente diminuzione della possibilità di accesso da parte delle donne, e nonostante questo restano ancora un valido contributo alla consapevolezza e alla salute delle donne. Il rapporto: 1 consultorio ogni 20.000 abitanti, individuato dalla normativa e mai andato a regime, garantirebbe l’offerta attiva di interventi di prevenzione e di promozione della salute alla totalità della popolazione, con evidenti vantaggi di risparmio e di utilizzazione corretta dei servizi della sanità pubblica.

La scelta della Campagna per la contraccezione gratuita nei consultori è stata fatta proprio per mettere in evidenza la “lesione” provocata al diritto di scelta delle donne più svantaggiate e delle giovani, a causa della difficile accessibilità alla pianificazione familiare.

Perché rimettere al centro il diritto di scelta?

Non è una posizione ideologica, è la prospettiva giusta da assumere rispetto all’uso delle risorse limitate di cui disponiamo. Se l’obiettivo dell’azione dei consultori è la tutela della salute della donna e della famiglia, la prevenzione dei tumori femminili, la promozione di una sessualità serena e sicura, la prevenzione dell’aborto e delle IST, la tutela della maternità e della paternità responsabile, il sostegno alla genitorialità – e se queste finalità sono “scolpite” nelle leggi istitutive – lo Stato che le ha promulgate (L.405/75, L.194/78), la Regione Lazio che le ha recepite (L.R.15/76) hanno il dovere di tutelare e valorizzare le azioni che perseguono tali obiettivi.

Non valorizzare le peculiarità dei consultori nella tutela della salute delle donne, rinunciare a difendere e a preservare dal decadimento quello che è stato costruito negli anni e che ha dimostrato di funzionare, equivale ad accettare con indifferenza l’incuria che vediamo giorno dopo giorno materializzarsi intorno a noi, nell’erba che cresce tra le crepe dell’asfalto, nei cassonetti maleodoranti accanto ai ‘tavolini selvaggi’ che si moltiplicano di ora in ora sui marciapiedi dei nostri quartieri, nell’incertezza e nel disagio del trasporto pubblico.

I consultori familiari sono la risposta culturale e politica alle battaglie delle donne degli anni ’70 per l’informazione e per la tutela della salute sessuale e riproduttiva e hanno contribuito all’aumento della consapevolezza delle donne e alla crescita culturale del nostro paese, dalla maternità responsabile alla riduzione costante degli aborti.

La pianificazione familiare non è un’utopia: si può fare operando scelte di politica sociosanitaria, riducendo i costi umani e finanziari degli aborti e delle infezioni a trasmissione sessuale, si può fare sostenendo la genitorialità consapevole e promuovendo l’esercizio del diritto di scelta in tema di riproduzione delle donne e delle coppie. Si può fare sostenendo e implementando i consultori, la loro presenza nei quartieri delle nostre città, valorizzando l’approccio metodologico che consente la presa di coscienza e l’assunzione di responsabilità nei confronti della propria salute.

Prevenire è meglio! O no?

Giuseppina Adorno