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8 marzo 2012

Otto Marzo, giornata internazionale della donna


Suscita un sentimento di malinconia vedere rametti di mimosa, ormai tendenti al bruno, stretti in confezioni di cellophane, offerti oggi al semaforo al posto degli usuali fazzoletti di carta.

E non è solo per la considerazione che ormai da parecchi anni l’otto marzo è diventato un’occasione di affari facili per chi vende fiori e cioccolatini per quella che viene definita la “festa della donna”, nonostante da festeggiare ci sia ben poco.

Mi viene in mente la pianta di mimosa, un albero grande e forte che si riveste di bellezza tra febbraio e marzo, ricoprendosi di leggere e invadenti inflorescenze gialle.

E’ per questo che sento come una sconfitta, come un’offesa, la riduzione dell’idea di forza e bellezza che la mimosa mi suscita – e che assimilo alla rappresentazione ideale del nostro sesso - al rametto chiuso nella plastica.

Sull’onda e con la suggestione di questa immagine, mi chiedo se la mimosa è stata scelta a rappresentare la giornata internazionale della donna proprio per queste sue caratteristiche di forza e bellezza o solo perché i suoi rami fioriti sono stati raccolti l’otto marzo di 101 anni fa per rendere omaggio alle operaie morte carbonizzate nell’incendio della fabbrica dove lavoravano.

Scorrono immagini di donna insieme ai pensieri di questi giorni: donne che perdono il lavoro, donne pagate meno degli uomini, donne che fanno fatica, che devono farsi carico prima dei figli poi dei genitori anziani, poi ancora dei figli disoccupati e dei nipotini, donne che vengono offese, molestate, uccise.

Nelle Istituzioni poche donne a rappresentare questo universo, a volte sono donne ma pensano e decidono a prescindere dall’essere donna, portando e sostenendo obiettivi altri, che spesso vanno in senso contrario. Infatti i servizi per le donne sono insufficienti.

I consultori, servizi che tutelano la salute e sostengono il potere di scelta delle donne, sono ridotti ai minimi termini e persiste il tentativo costante di stravolgerli negli obiettivi e nel metodo o di eliminarli, magari per far posto a servizi che si distinguono più per la loro funzione di controllo che di sostegno all’autodeterminazione della donna.

La stessa sorte è riservata ai centri antiviolenza e alle case che accolgono le donne vittime della violenza; è di questi giorni la preoccupazione per il rischio di chiusura della casa delle donne Lucha y Siesta.

E’ in atto, e non da oggi, una vera e propria offensiva culturale e politica che colpisce e offende le donne, la loro forza e capacità di contribuire alla crescita anche valoriale della nostra società, il ruolo fondamentale di sostegno allo sviluppo del nostro paese.

Credo sia importante - in questo otto marzo dedicato a celebrare in tutto il mondo la Giornata Internazionale della Donna - fermarci a riflettere sulla responsabilità individuale e collettiva che noi donne abbiamo rispetto alla nostra condizione e sulla possibilità e capacità che abbiamo di cambiarla.
Buon Otto Marzo a tutte noi!
Pina Adorno

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